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Riccardo e l’invenzione che mancava

Riccardo e l'invenzione che mancava

La rubrica Giovani Speranze si arricchisce con la storia di Riccardo de Conti, psicologo, fondatore progetto FruttiNuovi e presidente dell’associazione Daya di Povegliano veronese.

I miei genitori? Li ho fatti impazzire, ne sono sicuro. Eppure, quando adesso mi guardano li vedo che sono fieri di me. Perché ad essere sincero anche io lo sono di me stesso.

Sognavo di diventare inventore. Le cose conosciute mi annoiavano, io volevo dare forma a quello che ancora non c’era. Immagina cosa abbia significato andare a scuola per me…una tragedia!

Ho cambiato quattro scuole superiori e cinque classi. Ho avuto più di centodieci compagni perché per me andare a scuola semplicemente non aveva senso. Non mi interessava, non mi piaceva, non trovavo il perché…fino a quando ho partecipato ad un open day di Psicologia e lì si è aperto il mio mondo.

Quella era la mia via! Ho iniziato a studiare con un obiettivo e l’ho raggiunto. Mi sono trasferito a Padova, sono arrivato all’ultimo esame, ero prossimo al coronamento del mio sogno; eppure, non mi sembrava abbastanza. Ero alla ricerca…di cosa? Forse della felicità. Allora per la laurea mi sono regalato un volo di sola andata.

Destinazione Sidney. Sarei dovuto stare sei mesi invece ho passato un anno e mezzo a scoprirmi, sperimentarmi, maturare nuove consapevolezze su di me. Ho lavorato come giardiniere, cameriere e anche come comparsa in tv. Avevo amici e una nuova vita. Insomma, andava tutto per il meglio fino a che…

mi sono guardato allo specchio con sincerità. Ancora mi mancava qualcosa. Devo investire su di me mi sono detto. Allora ho fatto la valigia, l’Australia mi aveva dato tanto, ma non poteva darmi di più. E sono tornato a casa.

Mi sono rimesso sui libri e sono diventato uno psicologo clinico. Quando mi hanno proposto di seguire un ragazzo autistico mi sono buttato e lui mi ha travolto! Mi ha spinto a guardare oltre l’apparenza e a chiedermi: quanti ragazzi restano isolati dalla società?

Il pensiero non mi mollava e mi ha mosso alla ricerca di risposte. Sai cosa ho scoperto? Che la diversità è ancora una finestra dietro la quale troppi ragazzi si soffermano a guardare il mondo al posto di viverlo. Allora non ho resistito e mi sono inventato qualcosa!

Il progetto FruttiNuovi, all’interno dell’associazione Daya, nasce nel terreno bellissimo e incolto di mia zia che voleva usarlo per farci qualcosa di buono. E buono lo è diventato davvero perché oggi, dopo pochi anni, cura, nutre e porta frutto…

Arare, piantare, potare, raccogliere, trasformare e cucinare. L’agricoltura e la cucina sono gli strumenti che utilizziamo per abilitare i ragazzi alla vita, coinvolgendoli nei processi, nelle relazioni, nelle responsabilità. Lavoriamo con i ragazzi e le famiglie, lavoriamo con il e per il territorio perché la natura mi ha insegnato che tutto matura a ritmo della propria stagione…tutto matura se viene amato!

Così oggi sono qui, insieme a 30 ragazzi, 30 famiglie e 4 collaboratori tutti impegnati a rendere l’inclusione una reale opportunità, dove le persone insieme rinascono e fioriscono.

Vuoi che ti dica un segreto? Credo di aver superato il mio desiderio di bambino perché quando apro la porta di Daya penso che questa bellezza senza me, la zia e quanti ci hanno creduto, non esisteva. È tutto nuovo. Allora è proprio vero: sono diventato un inventore ma un inventore sociale!

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