Alberto, il giovane prete che evangelizza l’amore
La rubrica Giovani Speranze si arricchisce con la storia di Don Alberto Ravagnani ideatore dell’associazione LabOratorium e della community digitale (e non) Fraternità.
Io non lo sapevo cosa volevo diventare da grande. Mi piaceva l’idea di poter aiutare ma non avevo un progetto. Poi un giorno la mia vita è cambiata. E ora eccomi qui: prete, influencer ma soprattutto Alberto.
Hai presente quando gli adulti, parlando tra loro, si gonfiano dicendo: “E’ proprio un bravo bambino!”.
Ecco quel bambino ero io. Educato, a modo, generoso, rispettoso, intelligente e pure diligente.
Loro dicevano quello che vedevano. Anche se non sapevano che dietro tutto, c’era altro…
La verità è che ero ipersensibile e ho scelto di diventare bravo per emanciparmi dalle grandi litigate a cui assistevo. I contrasti in famiglia mi facevano male. Le urla di papà mi entravano dentro. Allora mi sono difeso come ho potuto: ho attivato la parte migliore di me per diventare indipendente il prima possibile!
Per questo durante l’estate stavo in oratorio. Facevo l’animatore ai bambini. Io ero lì per loro, però quell’attività ha aperto il mio mondo: ho scoperto i miei talenti e rafforzato le mie debolezze…insomma ho compreso chi ero.
Penserai “Wow a sedici anni sapeva già tutto!”, mica tanto. Da fuori ero sempre il bravo ragazzo, il leader, quello pieno di amici. Ma dentro qualcosa era inceppato, come se fossi bloccato. Fino a quando, durante una vacanza parrocchiale, ho trovato un Amico vero, Andrea, che aprì i miei orizzonti. Nell’ascolto trovai l’origine del mio blocco: io non mi sentivo voluto bene.
La mia ferita si aprì. Non sgorgava sangue ma sofferenza, tutto il dolore represso dalla fiducia che mi mancava. Allora sono andato a confessarmi ed è stato incredibile. Più manifestavo la mia tristezza, più mi sentivo felice, più raccontavo le mie mancanze, più percepivo amore.
Mi scoprii libero di vivere. Vivere la mia felicità!
Da lì, tutto è cambiato, il mio cuore si era spalancato. A settembre mi innamorai per la prima volta. Un amore tra i banchi di scuola inarrivabile, che sublimavo infilandomi le cuffie e perdendomi nei pensieri. Nel silenzio riflettevo sulle cose eterne: qual è il mio posto nel mondo? Ho una missione? Chi è Dio? E sentii crearsi un conflitto dentro di me.
Io pensavo e ripensavo. Poi una notte ecco arrivarmi l’illuminazione: “Ma se da grande facessi il prete?” mi chiesi. Vorrei dire che è stato facile, ma mentirei. Ho custodito gelosamente il mio segreto, ho superato la distanza creatasi con i miei genitori che avevano paura di vedermi triste e desolato con la tonaca addosso e ho visto gli anni dell’adolescenza volare.
Ma quelle erano le mie prove perché avevo compreso quale era la mia chiamata. L’amore di Dio mi aveva permesso di scoprire qual è il mio ruolo nel mondo, liberando le mie energie, il mio affetto incondizionato alla vita. E io volevo mettermi a servizio per far conoscere questa fonte di amore inesauribile a tutti.
Quindi eccomi qui! Mi occupo di giovani e della loro crescita. Riattivo le fede nei loro cuori perché questo significa renderli protagonisti della loro storia, che poi diventa la storia di una Comunità. Una sfida? Certo! Aprire i confini della Chiesa e diventare influencer porta invidie, gelosie e timori. Ma non sarà la rigidità a fare miracoli.
E io li vedo, i ragazzi che scoprendosi fioriscono. Li vedo in chiesa, nell’associazione LabOratorium dove trasformano talenti in competenze e in Fraternità, la community di migliaia di giovani che organizza eventi e promuove un’appartenenza di fede senza confini perchè quello che lega è l’esperienza, il messaggio, la libertà di essere e di divenire insieme.
Oggi mi sento fortunatissimo: posso comunicare alle genti e assistere a tanti risvegli perché quando le persone attraversano l’amore divino, trovano il senso e danno un senso alla loro vita.
Posso dirlo? Il fuoco che si accende in ognuno di loro è il mio carburante. Il frutto della mia missione!
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